In Cina è emersa una nuova industria dedicata ad aiutare le coppie a restare sposate nonostante l’infedeltà. Wang Zhenxi esercita questa professione in crescita: è una “dissipa-amanti” che viene assunta per mantenere i legami del matrimonio – e interrompere le relazioni extraconiugali – con qualsiasi mezzo necessario. Offrendo un accesso sorprendentemente intimo a drammi privati che solitamente si svolgono a porte chiuse, Mistress Dispeller segue un caso reale di infedeltà in corso mentre la “maestra” Wang tenta di salvare una coppia dall’orlo della crisi. Nel seguire la loro storia le nostre simpatie si spostano tra moglie, marito e amante, per esplorare i modi in cui emozione, pragmatismo e norme culturali si scontrano nel dare forma alle relazioni sentimentali nella Cina contemporanea.
Da che mi ricordi ho sempre amato i film romantici. Eppure la mia esperienza dell’amore all’interno della mia famiglia era molto diversa da quella che vedevo rappresentata nel cinema popolare. A casa mia, l’amore era legato al sacrificio, al dovere e al non detto. Come regista volevo vedere questo specifico tipo di amore attraverso la mia macchina da presa e usare una crisi di infedeltà come porta d’ingresso per scoprire come vengono espresse e vissute le emozioni nella mia cultura. Il film è ambientato nel mondo del mistress dispelling (dissipamento delle amanti), una nuova “industria dell’amore” specializzata nel porre fine alle relazioni tra persone sposate e le loro amanti extraconiugali, che è emersa in Cina solo nell’ultimo decennio (in risposta ai crescenti tassi di adulterio che aumentavano di pari passo con l’economia). Per un compenso che può partire da decine di migliaia di dollari, una mistress dispeller viene assunta in genere per due o tre mesi da una moglie per infiltrarsi nella vita di un’amante, per guadagnarsene la fiducia sotto una falsa identità e influenzarla in modo che ponga fine alla relazione di sua spontanea volontà. Il mio obiettivo era quello di creare una storia d’amore ispirata a Rashōmon che ritraesse con empatia tutti i lati di un triangolo amoroso. In un’epoca di crescente polarizzazione tra Stati Uniti e Cina, per me, in quanto cittadina di Hong Kong, era importante realizzare un documentario che colmasse questo divario anziché alienare persone e culture le une dalle altre. Indagando un’esperienza che è allo stesso tempo universalmente familiare e unicamente specifica della Cina contemporanea, spero di porre domande su cosa significhi ferire, guarire, temere la solitudine e amare nel XXI secolo.