Jasmine ha 40 anni e dalla vita ha avuto tutto quello che desiderava: un buon marito, tre adorati figli maschi e il suo salone di parrucchiera. Ma un sogno ricorrente le fa capire il suo bisogno più profondo: una figlia femmina. Contro ogni logica e mettendo a rischio il proprio matrimonio e il benessere di tutta la famiglia, Jasmine decide di affrontare un difficile percorso di adozione internazionale. Una storia d'amore, coraggio e ostinazione interpretata dalle stesse persone che l’hanno realmente vissuta.
Quando Jasmine ci ha raccontato la sua storia ci siamo guardati e abbiamo capito di avere un film. Ecco una donna consumata da un profondo desiderio che tutti intorno a lei consideravano irrazionale. Ma lo era? È sbagliato farsi guidare dal cuore e dall’istinto piuttosto che dalla ragione? Ci siamo prefissati di esplorare queste domande nel mondo poco conosciuto dell’adozione internazionale, un labirinto in cui aspiranti genitori in uno stato di forte intensità emotiva perseguono il loro desiderio di avere un figlio. La posta in gioco è alta, persino esistenziale. Era chiaro fin dall’inizio che Jasmine e il marito potevano mettere in scena la propria storia, consentendoci di combinare esperienza di vita reale e drammaturgia classica. Non avevamo però previsto che questo espediente narrativo avrebbe dato ai nostri protagonisti uno spazio per fare i conti con risentimenti irrisolti. Questa cruda autenticità, registrata dalla macchina da presa, non solo si è rivelata gratificante per noi registi, ma ha anche elevato l’esperienza emotiva per il pubblico.